Il Grand Tour nel XVII secolo

26 Maggio 2021 0
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 E’ stata una lunga missione intrapresa dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal  XVII secolo destinato a perfezionare il loro sapere: La destinazione era l’Italia.

 

Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour

L’ITINERARIO NELLA ROMA DEL TEMPO

I luoghi del Grand Tour a Roma
Pensando a Roma molte persone potrebbero avere voglia di perdersi nei suoi vicoli magari facendo un po’ di Shopping. Per questo motivo il cosiddetto Tridente (Costituito dall’intersezione di tre vie principali Via di Ripetta, Via del Babuino e Via del Corso) e le rispettive zone limitrofe tra cui Via dei Condotti e Via Frattina sono molto famose oltre oceano.
Ammirando le boutique tuttavia molti potrebbero non accorgersi di camminare nella storia, non solo perché Roma è un museo a cielo aperto ma anche perché tra le molte persone che hanno calpestato i suoi sampietrini ci sono stati nel 1600/1800 anche molti letterati e personalità dell’epoca.
Tornando indietro nel tempo potremmo dire che Piazza del Popolo era l’ingresso ufficiale in città da Nord e cioè dalla Via Flaminia, chi arrivava qui fino al 1700, si trovava davanti una piazza molto più piccola e senza le esedre laterali e la fontana centrale, opera successiva dell’architetto Valadier.
Tra le personalità dell’epoca passate per queste vie e di cui abbiamo anche molte testimonianze troviamo Goethe che nel suo “Viaggio in Italia”, scrive un inno di gratitudine verso la Città Eterna:
«Roma è la capitale del mondo! In questo luogo si riallaccia l’intera storia del mondo, e io conto di essere nato una seconda volta, d’essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma. Le sue bellezze mi hanno sollevato a poco a poco fino alla loro altezza.»
Nel periodo storico sopra citato si era soliti fare viaggi in Europa e specialmente in Italia per la formazione culturale ed artistica della persona, questa abitudine dell’epoca era chiamata Grand Tour, il quale era di durata non definita ed aveva come città di partenza ed arrivo la medesima.

Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) visitando il Colosseo a Roma, c.1790 da Jacob Philippe Hackert
Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) visitando il Colosseo a Roma, c.1790 da Jacob Philippe Hackert

Tornando a Via del Corso al numero 18 troviamo La Casa di Goethe che è un museo e centro culturale nel rione Campo Marzio a Roma. È dedicato a Johann Wolfgang von Goethe ed il suo Viaggio in Italia, compiuto dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788 e pubblicato come libro tra 1813 e 1817. Quello che oggi è una casa museo si trova appunto nell’appartamento dove Goethe soggiornò durante la sua permanenza a Roma insieme al suo amico Johann Heinrich Wilhelm Tischbein.

Casa di Goethe – L'unico museo tedesco a Roma, la Casa di Goethe ospita eventi e manifestazioni sulle tracce del celebre artista durante il suo viaggio in Italia.

Dal 1824 al 1948 il palazzo era stato per oltre un secolo proprietà della famiglia Bracci, discendenti dello scultore Pietro Bracci poi Il 30 maggio 1997 vi aprì la “Casa di Goethe” che è l’unico museo tedesco all’estero con lo scopo di ricordare con esposizioni e manifestazioni culturali il famoso ospite di Roma. Le sale della mostra permanente raccontano il viaggio italiano di Goethe e il suo soggiorno romano con lettere, quadri, disegni, libri e documenti storici.
Percorrendo la via limitrofa a sinistra di Via del Corso chiamata Via del Babuino, in una traversa troviamo la famosa Via Margutta che ospitava numerose botteghe di artisti ed artigiani, ma anche caffè e locali molto in voga in quel periodo.

Mostra dei Cento pittori di via Margutta | 17-20 ottobre 2019

Il caffè più amato dai viaggiatori era però senza dubbio il Caffè Greco, sito in via dei Condotti n. 86: sorto nel 1760 per volere di un certo Nicola della Maddalena, è senza dubbio ancora oggi una memoria indiscussa della città. Le prime notizie sul Caffè Greco sono ravvisabili nello Stato delle Anime del 1760 nel quale risulta gestore e forse anche proprietario un “Nicola di Madalena caffettiere”, dato che trova riscontro anche in un documento proveniente dalla parrocchia di San Lorenzo in Lucina e conservato presso l’Archivio del Vicariato. La prima sicura testimonianza sul Caffè Greco viene attribuita a Pierre Prud’hon, che ne fa menzione in una sua lettera all’amico Jean Raphaël Fauconnier, citata da Cesare Pascarella.

Dietro lo sfratto all'Antico Caffè Greco di Roma ..."mire straniere" per un' ITALIA IN SVENDITA | Consul Press

Era frequentato da molti intellettuali del tempo, sia romani come Trilussa, sia provenienti da ogni dove. Tra i nomi più noti possiamo ricordare Stendhal, lo stesso Goethe, D’Annunzio, Joyce, Keats e Shelley. E proprio questi due giovani poeti inglesi, così come anche Lord Byron, furono tra il gruppo di intellettuali che scelsero l’Italia come meta della propria formazione e studio.

Roma omaggia John Keats a 200 anni dalla scomparsa - In Poltrona - ANSA.it

Infatti a destra della splendida scalinata di Piazza di Spagna, sorge la Casa Museo dedicata proprio a Keats e Shelley, ultima dimora di John Keats, che vi morì nel 1821 a soli venticinque anni.
L’esterno dell’edificio è simile a com’era quando Keats arrivò a Roma nel vano tentativo di rallentare le ineluttabili conseguenze della tubercolosi. Aperta al pubblico nel 1909, questa casa museo contiene una ricca collezione di quadri, sculture, manoscritti, oggetti e prime edizioni delle opere di Keats, Percy Bysshe Shelley e Lord Byron, ovvero i più importanti esponenti della seconda generazione romantica inglese.
In realtà, come già per Goethe, la scelta di questo edificio non fu casuale essendo la zona frequentata da molti inglesi, ma non solo visto che in piazza di Spagna, come dice il nome stesso, la colonia iberica era infatti molto numerosa. Non è un caso che in un angolo della grande piazza si trovi il bel palazzo che oggi ospita l’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. Ma numerosi erano anche i francesi, che qui da molti secoli avevano importanti possedimenti, come la preziosa chiesa della Trinità dei Monti.
Molte erano anche le locande e gli alberghi nella zona, tra questi a Piazza di Spagna 15 vi era l’Hotel de Londres ed alla salita di San Sebastianello la locanda Maison Serny, i cui proprietari gestirono in seguito anche l’Hotel d’Inghilterra sito in via Bocca di Leone 14.

Hotel d'Inghilterra, Starhotels Collezione hotel 5 stelle Roma centro
https://www.starhotelscollezione.com/en/our-hotels/hotel-d-inghilterra-rome/

Questa struttura diviene uno degli alberghi più frequentati dai viaggiatori del Grand Tour e del primo re viaggiatore del Portogallo don Pedro II, ricordato con apposita lapide all’ingresso dell’albergo. L’Hotel d’Inghilterra vanta tappezzerie in seta della storica seteria di San Leucio, presenti a Roma nella Sala verde di palazzo Chigi e nel salone di rappresentanza di Villa Taverna.

Hotel d'Inghilterra (1845), Rome | Historic Hotels of the World-Then&Now

A piazza Mignanelli invece la locanda poi divenuta albergo La Grand’Europa e dall’altra parte della rampa, un’osteria e una trattoria, progenitrici dell’attuale ristorante Alla Rampa. All’angolo di Via dei Condotti, ai numeri 77 e 78 apriva le porte l’Albergo d’Alemagna, gestito dai Roesler Franz, la stessa famiglia che generò il celebre acquarellista Ettore Roesler Franz autore di splendide vedute di una Roma ormai scomparsa.

Babington's Tea Room in Rome

Concludiamo il nostro percorso appunto nelle Vie del Grand Tour a Piazza di Spagna al numero 23. Qui troviamo un altro locale di spicco chiamato Babington’s, la prima sala da tè aperta in città per conto di due intraprendenti signore inglesi, ancora oggi meta di romani e turisti. Nel 1893 due giovani signorine inglesi di buona famiglia: erano Isabel Cargill, figlia del capitano Cargill, fondatore della città di Dunedin in Nuova Zelanda e Anna Maria Babington, discendente di quell’Antony Babington impiccato nel 1586 per aver cospirato contro Elisabetta I. Le due giovani decisero di investire i loro risparmi (100 sterline) aprendo nella capitale una sala da tè e di lettura destinata alla comunità anglosassone. L’impresa comportava notevoli rischi soprattutto perché in Italia non era diffusa l’usanza di bere il tè, venduto all’epoca solo in farmacia. La sala da tè Babington’s riscosse un immediato successo sia perché l’Italia era per gli inglesi la meta del Grand Tour sia perché si inseriva in una Roma che festeggiava il Giubileo e le nozze d’argento dei reali Umberto e Margherita e nella quale affluivano capi di stato ed esponenti dell’aristocrazia e del bel mondo internazionale. Inizialmente Babington’s venne aperta in Via Due Macelli e dopo un anno dalla sua apertura fu spostata in Piazza di Spagna, nel cosiddetto “ghetto inglese”, all’interno del prestigioso palazzo settecentesco adiacente alla scalinata di Trinità dei Monti.

By Ilaria Imperoli
Rome Les Clefs d’Or

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Les Clefs Dor.

 


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